Sovrano Ordine dei Cavalieri della Grappa e del Tomino

La Grappa
Davanti a noi ammiriamo la Serra, collina morenica che da Andrate (836m s.l.m.), degrada lentamente per 20 Km circa sino a Cavaglià (271m s.l.m.), e osserviamo che il bosco prospera su basamenti che nei tempi passati erano coltivati a vigneto; quindi, la produzione del vino e l'utilizzo di quello che ne restava, cioè delle vinacce per ottenere la grappa («branda» in dialetto), costituivano un unico processo produttivo.
La coltivazione della vite, un tempo molto diffusa sul territorio del nostro comune, è evidenziata ancor oggi dai terrazzamenti che s'innalzano sulle pendici della Serra morenica in zone ormai coperte da fitti boschi. La distillazione della vinaccia per la produzione della grappa era il logico corollario alla produzione del vino.
Da un censimento dell'anno 1848 delle attività, eseguito dal Servizio Pesi e Misure dell'allora provincia d'Ivrea, nel comune di Chiaverano risultavano operanti sul territorio un numero di 20 Distillatori; da un'altro del 1885 ne risultavano addirittura 31. Si trattava, è ovvio, d'attività di ridottissime dimensioni, ma che con il loro numero danno una misura di quanto fosse grande la necessità di sfruttare ogni risorsa proveniente dai frutti della terra.
Oggi, è possibile conoscere le distillerie che operano in Piemonte attraverso Istituto Grappa Piemonte.

uva nebbiolo

Il Tomino
Altro tipico bene, dell'economia agricola locale del tempo, era il formaggio, la cui produzione ha origini che si perdono nei secoli. Le famiglie per provvedere a soddisfare le proprie necessità, il più possibile in modo autonomo, avevano nel loro modesto patrimonio, pecore, capre e mucche.
Ma sui formaggi, non essendoci stata imposizione fiscale, è difficile risalire, nei libri che ho consultato, a tempi e dati certi. Analoghe considerazioni valgono per i tomini, che insieme alle verdure hanno sempre fatto parte del commercio con le comunità circostanti. Ne sono a testimonianza le mulattiere lastricate, che scavalcavando la Serra mettevano in comunicazione i paesi del versante biellese.
Nei mercati di Biella ed Ivrea, quando si parlava di tomini, s'intendeva sempre i tomini di Chiaverano, come dice lo studioso di storia canavesana Remo Appia in un suo scritto: «... ci sono anche altri tomini di spessore di un dito e a Torino li chiamano tomini di Rivarolo. Invece a Rivarolo li chiamano tomini d'Ivrea. Mentre ad Ivrea portano il nome di tomini di Chiaverano...»

tomini

Ricette
Qui di seguito, vi proponiamo due ricette.

MOUSSE del GRAN MAESTRO

ricetta base di Ennio Ferraris

mousse Gran Maestro
Dosi per 6 persone
Occorrente 6 tomini freschi sgocciolati
4 chucchiai di olio
2 cucchiai di aceto
1 cucchiaio di grappa
1 spicchio di aglio
sale, peperoncino, pane a cassetta
Preparazione
In una zuppiera, mettere i tomini, sale, olio, aceto e peperoncino.
L'aglio (a chi piace) deve essere tritato finemente.
Impastare e, al termine, aggiungere la grappa mescolando bene.
La mousse non deve essere nè troppo soda nè troppo molle.
Preparazione del PANE
Tagliare delle fette di pane a cassetta.
A piacere, passarle in forno senza farle dorare, ma solo seccare.
Preparazione del TARTINA
Spalmare un leggero strato della mousse sul pane e servire.
Preparazione della portata da antipasto
In un piatto da portata, dare la forma voluta alla mousse e guarnirla con una foglia di prezzemolo.
Servirla con un cucchiaio a pallina da gelato.
n.b. La ricetta si presta ad infinite variazioni, a seconda dei gusti personali.

TOMINI FRITTI

tomini fritti
Dosi per 6 persone
Occorrente 6 tomini parzialmente essiccati
1 uovo intero
Preparazione
Tagliare a dadini i tomini che dovranno essere asciutti ma non secchi ( devono essere prodotti da almeno 15 giorni ).
Farli sciogliere in una padella in cui si è messo un po' di burro.
Aggiungere l'uovo precedentemente ben sbattuto.
Sbattere bene il tutto con la frusta fino a che assuma consistenza cremosa.
Servire subito regolando con un po' di pepe.
A piacere, riempire dei vol au vent con questa crema.